Non poteva mancare, fra le nostre recensioni, quella di Primavera di Granito; un capolavoro prodotto interamente in Sardegna, che ha costruito la sua grande fortuna esclusivamente sul suo essere un condensato di Trash.
Il film, patrocinato dalla stessa regione Sardegna, è una produzione quasi amatoriale che cerca di sensibilizzare il pubblico sul tema della criminalità fra i giovani.
Un nobile intento che alza le nostre aspettative e quindi contribuisce ad elevare l’asticella del Trashometro.
Il primo assaggio della scarsa cura con cui questa pellicola è stata realizzata, lo prendiamo proprio dal primissimo fotogramma: una citazione di anonimo scritta con l’apostrofo al posto dell’accento e i puntini di sospensione messi a caso.

Ma questo è solo l’inizio amici, andiamo a vedere il resto, cercando di non spoilerare troppo.
Trama e personaggi
Siamo in Sardegna al termine degli anni ‘90 ad osservare varie situazioni di vita quotidiana.
I protagonisti della nostra storia sono una coppia di giovani innamorati, amici di un gruppo di delinquenti da quattro soldi.
La routine di questi giovani viene interrotta dall’arrivo in città di due criminali incalliti che coinvolgeranno i ragazzi in un escalation di violenza.
Questi personaggi super stereotipati sono il cattivissimo Monsieur Le Blanc e il suo fedele scagnozzo John.
Il primo è interamente vestito di bianco (ma va?) e passa la sua giornata fra le comodità di un albergo con l’immancabile sigaro fra le labbra. John invece è un efficiente tuttofare, sempre elegante in un completo total balck.
Avete presente Dr. Male e Numero Due?

Tutti gli altri personaggi sono decisamente improbabili: come il ragazzo serio che esce tutte le sere con un gruppo di sbandati e l’unica ragazza della “gang” che è pronta a prostituirsi solo per far fumare uno spinello ai suoi amici.
Improbabile è anche la storia d’amore fra i protagonisti, con le dinamiche di coppia incentrate sul padre di lui. Forse lo sceneggiatore era parente di padron ‘Ntoni?
Dialoghi di Granito – Il problema della recitazione
La recitazione è sicuramente il pezzo forte di Primavera di Granito: è orribile, completamente inguardabile.
E non usiamo la scusante della “produzione amatoriale”, perché chiunque avrebbe potuto fare di meglio: anche i bambini alla recita delle elementari.
Le scene che dovrebbero essere emotivamente più toccanti hanno un pathos inesistente e le altre battute vengono pronunciate come se l’attore stesse leggendo il copione al momento.
– Ci sta aspettando papà, andiamo a prendergli il biglietto che è già tardi.
Le battute d’apertura.
– Ok, andiamo che è tardi.
Certo, lo stesso copione ha dei problemi non proprio indifferenti. I dialoghi sono assurdi, e i complimenti sulla cottura della carne ancor prima di averla assaggiata sono solo uno degli innumerevoli esempi.
La primavera della tecnica cinematografica
Sul fronte tecnico i budget limitati permettono di essere molto indulgenti: tuttavia un paio di elementi meritano di essere menzionati in questa recensione.
La colonna sonora: è fra le chicche più ignorantemente iconiche di Primavera di Granito. È composta da pochissime e brevissime tracce di cui una è ripetuta fino alla nausea: si tratta dello stacco che accompagna ogni (e dico ogni) scena intensa.
Anche la scenografia e la scelta degli oggetti di scena risultano alquanto scadenti. Volete un po’ di esempi? Il plaid di lana col quale la polizia copre un cadavere sulla scena del delitto, una “discoteca” costituita da due tavolini in un salotto e una Fiat Punto che magicamente diviene un “furgone portavalori”.

Per fortuna l’ambientazione realistica di Primavera di Granito permette di evitare l’uso di effetti speciali per quasi tutto il film.
L’unica eccezione è la scena clou. Per non spoilerarvela (ma allo stesso tempo non lasciare questa recensione decisamente menomata) ho deciso di caricarvela a parte: Primavera di Granito: La scena clou.
Un vescovo nel cast e un intento educativo
Come dicevamo all’inizio questo film ha un preciso intento etico, ovvero quello di sensibilizzare il pubblico sul problema della criminalità fra i giovani.
Questo proposito (che, come vedrete, verrà in gran parte disatteso) è forse il motivo che ha spinto lo stesso vescovo di Nuoro a partecipare alle riprese.
Sua eccellenza Pietro Meloni, infatti, interpreta se stesso come celebrante di un matrimonio. Che abbia accettato l’incarico per evitare spiacevoli strafalcioni sul rituale religioso?
Ad ogni modo la sua presenza è un tocco di classe.

Una piccola nota ironica
Nonostante il nome del film, l’unico tipo di pietra che compare nella pellicola è il marmo.
In effetti il titolo non si ispira alla roccia in modo letterale, ma vuole riferirsi alla rinascita sociale dei “duri”.
Primavera di Granito è un film dominato dalla bruttezza, nel quale si fatica a comprendere quanto il trash sia più o meno intenzionale. La recitazione pessima, gli oggetti di scena imbarazzanti e un copione scritto in modo assurdo sono i suoi pezzi forti.
Ad incrementare il trashometro contribuiscono anche il suo intento etico, il patrocinio della Regione e il cameo del vescovo.
Allo stesso tempo l’essere interpretato da attori amatoriali e l’avere avuto un budget modesto rendono il nostro voto più indulgente evitando il raggiungimento del fondo scala.
Il film non è consigliato ad un pubblico qualsiasi: lo suggeriamo solo ai masochisti e ai cultori del genere.
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