La Supremazia Artistica del Trash: Criticamente parlando

Un'improbabile voce nella critica d'arte mostra il valore nascosto di ciò che sembra non aver alcun valore.

Nella nostra rubrica dedicata alla sapienza del trash non può mancare il punto di vista tipico della critica d’arte. È naturalmente necessario che questo approccio sia fra i primi ad essere affrontati; dobbiamo infatti evitare che un noto esponente, sia di questa disciplina che del del trash italiano, venga ad insultarci definendoci dei ruminanti cornuti di piccola taglia.

I valori che mi animano in questa esposizione sono quelli dell’obiettività e del rigore. Pertanto ho scelto per voi alcuni parametri imparziali ed oggettivi attraverso i quali valutare quanto e perché il trash non sia solo una forma d’arte, ma una delle più alte forme d’arte: la migliore che possiate vedere, anzi, la forma d’arte massima fra quelle esistenti in questo mondo e in tutto l’insieme dei mondi possibili!

Forse penserete che sia sbagliato avviare un’indagine obiettiva partendo da un punto di vista così categorico. In questo caso fermatevi per un attimo, scorrete lentamente la pagina verso l’alto, guardate in che sito vi trovate e spiegatelo alla vostra mente in modo che non vi interrompa più con considerazioni inutili. Se non funziona guardate com’è carino il cinghialetto, distraetevi con quello e tornate a leggere.

Bene, dicevamo, i criteri scelti per voi sono: l’assolutezza del valore estetico, la fruibilità da parte dello spettatore e la libertà nell’espressione artistica. Procediamo con ordine.

Il raggiungimento dell’estetica oggettiva.

Uno dei problemi maggiori e mai risolti nel campo della filosofia estetica è quello di trovare una definizione oggettiva della bellezza.
Siamo stanchi di sentirci dire che “De gustibus non disputandum est“.
Proprio come i sapienti antichi, che hanno coniato questo detto, noi vogliamo disputare, ci piace discutere, ci piace avere ragione e ci piace quando ciò che diciamo è dimostrabile ed assolutamente vero.
Eppure il bello rimane sempre soggettivo, sempre mutabile, sempre relativo.
Il trash però, non si basa solo sul bello, ma anche sul brutto.
Di come la bellezza e la bruttezza possano fondersi insieme discuteremo prossimamente, per ora però teniamoci questo punto fermo: il trash è bello anche perché è brutto.
E mentre sul bello potremmo discutere per millenni, sul brutto siamo molto più d’accordo.
Per esempio: sento nutrizionisti contraddirsi su quali siano gli alimenti che fanno più bene, ma tutti concordano sul fatto che l’uranio impoverito sia un pessima scelta alimentare.
Sento gli ingegneri discutere sulla tecnica più efficace per migliorare le prestazioni di un PC, ma tutti loro sono unanimi nell’affermare che sia stupido versarci dentro il cioccolato fuso.
Ho sentito molte insegnanti di arte indicare diversi studenti come “i più bravi della classe” ma tutte confermavano quanto il 4 ai miei disegni fosse regalato.
Se il bello è divisivo il brutto non lo è. Ed essendo il trash basato anche sul brutto, esso si afferma come un punto stabile e sicuro fra gli altalenanti giudizi della filosofia estetica.

Richard Benson è brutto: e su questo siamo tutti concordi.
Il David di Michelangelo
Il David di Michelangelo è considerato da molti un modello di bellezza. Le esperte di ornitologia, però, lo disprezzano a causa della scarsa dotazione.

L’abisso colmato

Venere di Willendorf
La Venere di Willendorf.

Per introdurre l’argomento dell’accessibilità artistica facciamo un brevissimo excursus storico. Partiamo da una delle più antiche opere d’arte di cui disponiamo: le veneri paleolitiche.
Per un uomo preistorico la fruizione di queste opere era particolarmente immediata: guardava le pere grosse, pensava «mi piacciono le pere grosse», e quindi apprezzava la statuetta.
Per molto tempo, poi, il mondo della rappresentazione artistica è stato dominato dal criterio di imitazione della natura.
Anche in questo caso il comune villico poteva riconoscere in modo semplice il valore dell’opera: la guardava, poi si guardava intorno, se ciò che guardava rispecchiava abbastanza ciò che aveva intorno pensava «Qual nobilerrima fattura caratterizza codesto oggetto decorativo», e apprezzava l’opera.
Col passare del tempo, però, gli artisti hanno voluto esagerare ed hanno cominciato a realizzare produzioni sempre più complesse da comprendere e da apprezzare; creando così una distanza abissale fra l’artefice e il fruitore.
E così, oggi, quando entriamo in un museo abbiamo bisogno di una guida che ci dica addirittura a quale distanza posizionarci per l’osservazione; ci serve un mediatore che ci introduca nel pensiero dell’autore, che ci permetta di apprezzarne lo stile, il significato profondo, la tecnica, il retroscena socio-politico-economico-culturale…

Aldo Giovanni e Giacomo al Museo
In un museo moderno un mediatore artistico (a sinistra) illustra ai visitatori un’opera d’arte contemporanea.
Solo l’individuo più colto (al centro) si dimostra in grado di comprenderla.

Nel trash questo non è necessario, perché esso genera un apprezzamento immediato. Certo anche in questo caso possono essere utili le spiegazioni e le didascalie che aggiungono valore e dettagli nascosti, ma essenzialmente il grosso del godimento avviene in maniera immediata, diretta, popolare e democratica.
Il trash non è riservato alle élite, ma è alla portata di tutti.
Anche tu che stai leggendo questo articolo: forse non hai la stoffa per diventare un esperto dell’arte neoclassica, ma con pochissimo sforzo potrai diventare un eminente conoscitore del trash (anzi, considerando che ti trovi qui probabilmente lo stai già diventando).

L’unica arte libera

L’arte è qualcosa di incredibilmente potente: con la sua capacità di veicolare simboli e pensieri essa ha acquisito grandissima importanza all’interno di ogni società.
Proprio per questa forza trasmissiva, però, essa è sempre stata sfruttata per secondi fini.
Anche in questo caso ci basta dare un’occhiata alla storia: potremmo cominciare parlando dell’antico Egitto, dove i faraoni rimarcavano il loro potere assoluto tramite le opere architettoniche. Possiamo poi passare all’antica Grecia, nella quale lo sforzo (vano) di riprodurre la bellezza era assoggettato alla ricerca dei filosofi. Arriviamo poi al periodo della Cristianità: qui le diverse forme artistiche sono state utilizzate per trasmettere la tradizione religiosa ed evidenziarne i valori.

Il marchio con cui si contraddistingue a livello internazionale una nota azienda di intrattenimento.

Procedendo nell’età moderna arriviamo alle grandi aziende che, con i loro loghi e la loro pubblicità, diffondono la conoscenza dei loro prodotti e dei loro servizi; sempre in questo periodo troviamo l’industria cinematografica che (oltre ad essere un’enorme macchina economica) non si risparmia nel diffondere pensieri e stereotipi pre-costruiti. Anche letteratura e musica non hanno rinunciato a questo meccanismo.

Tirando le fila possiamo dire che ogni forma d’arte è stata sottoposta ad una trasformazione che l’ha portata dall’essere un fine ultimo dell’uomo all’essere uno strumento sottoposto ad altre esigenze. (Se ti sembra che questa cosa in molti casi abbia prodotto risultati positivi ti invito a tornare sopra e fare lo stesso gioco del titolo della pagina e del cinghialetto).

Il trash, invece, non solo non si è mai piegato a queste logiche, ma non può ontologicamente farlo. Come infatti abbiamo dimostrato parlando della termodinamica, esso non può produrre alcun lavoro utile ma è unicamente finalizzato al puro godimento.
Il trash quindi realizza il fine artistico in modo assoluto.
Chi c’è dietro questa suprema arte? I faraoni? I poteri forti? $oros? Il Vaticano? No! Essa non ha padroni poiché i padroni non possono servirsene. Essa è la libera arte degli uomini liberi. Essa non ha regole poiché nessuno può imporgliele.
Visto in quest’ottica il trash (che ci stupisce sempre) si fa supremo portatore dell’unico valore che non può essere imposto: quello dell’assoluta Libertà!

P.S. Se ti eri accorto che, invitandoti a calmarti col cinghialetto, ho di fatto utilizzato l’arte per secondi fini ti meriti un biscotto.

Vercingetorige82
Dall'informatica alla filosofia, dalle religioni alla montagna, dalla psicologia alla forgiatura. Per me il Trash è una nuova frontiera del sapere (intanto che sgranocchio merendine atomiche).

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